24.5.1992: Baggio a Verona

Roberto Baggio: un amore coltivato per anni e sbocciato il 24 maggio del 1992. Io ancora facevo il raccattapalle al Bentegodi.

Era la stagione di una Serie A travagliata per l’Hellas. Partita sotto i migliori auspici, alla terza di ritorno il Verona batteva l’Inter con un grande Stojkovic e già si parlava di UEFA. Da lì fu però una debacle che si concluse con la retrocessione e l’ultima partita al Bentegodi fu proprio quella con la Juventus. Finì 3-3, con il Verona (che era rimasto sopra per tutta la partita) raggiunto al 93′ da Kohler.

Il gol del 3-2 fu proprio di Baggio. Una punizione a incrociare che io vidi benissimo, perché mi trovavo esattamente sulla stessa linea di tiro. Una di quelle cose che difficilmente dimentichi. Una traiettoria inaspettata e di una precisione chirurgica (tanto che il pallone rimbalzò sul palo e si infilò alle spalle di Gregori, portiere rispettabilissimo).

Quella partita fu per me magica. Per la prima volta vedevo veramente da vicino Baggio, il divin codino.

Il 18 febbraio, Baggio compirà 50 anni. Un giocatore indimenticabile che, nonostante abbia vestito molte maglie è rimasto nei cuori di così tanti tifosi (ovviamente quelli dell’Inter, squadra per cui lui ha sempre tifato).

Un giocatore umano, troppo umano, soprattutto dopo il rigore di Pasadena che lui, forse, non si è mai perdonato, ma che noi gli abbiamo perdonato anche perché ci fece godere non poco nelle partite precedenti di quella strana competizione, dove un altro grande (il più grande, per me, ndr) venne epurato dalla FIFA.

Avevo quell’immagine in testa da quattro anni… Mi stavo avvicinando al dischetto e ho pensato: “Tiralo forte, tiralo forte. Se lo sbaglio? M’ammazzo…”

 

Voglio ricordare Baggio con questa immagine che è una immagine che potrebbe essere il manifesto dello stile, dell’eleganza, dell’arte. Il calcio di Roberto.

Perché quel 24 maggio 1992 io l’ho visto da vicino.

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